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Diamo oggi il benvenuto a Roberto Zanetti, artista poliedrico che sta raccogliendo ampi consensi sulle piattaforme digitali e non solo. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Mother Afrika, condividiamo con felicità l’intervista a Roberto Zanetti, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale, Roberto Zanetti si confiderà con noi con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Synpress44,Comar23 Edizioni Musicali, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Roberto Zanetti!

1 Com’è nata tua la passione per la musica?

– Fin da piccolino, quando cantavo nel coro della parrocchia, mi ha sempre affascinato il suono vocale. Ho cominciato a mettere le mani sull’organo della chiesa, studiavo qualche piccola melodia gregoriana. Mi sono avvicinato alla chitarra suonando il blues, a orecchio. C’è stato un avvenimento importante che mi ha fatto cambiare  il mio approccio alla musica: un mio amico.
Lui sapeva già suonare e volevo che insegnasse anche a me qualche pattern.

Il suo rifiuto mi ha fatto venir voglia di studiare e saperne di più.

2 “Roberto Zanetti” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!

Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di Mother Afrika?

– Da una vita pensavo a realizzare un disco sull’Africa e le origini della musica jazz.

Il tempo avuto a disposizione durante il lockdown mi ha consentito di realizzarlo.

Sono convinto che la cultura afroamericana sia la radice della musica del XX e XXI secolo. Ho cercato di  renderle omaggio attraverso la forma del call and response, che era all’origine dei primi canti africani, che si sono poi sviluppati attraverso i gospel, gli spirituals, il blues, il funk fino ad arrivare alle nuove forme espressive contemporanee.

Ho elaborato per Mother Afrika una scrittura e una pronuncia attuale ed orecchiabile. Un concept musicale con una vena civile molto forte, un racconto musicale di storie afro-americane al femminile: la forza di Wilma Rudolph, il coraggio di Rosa Parks, la genialità di Katherine Johnson, lo straordinario talento di Nina Simone. Mi sono appassionato alle loro storie e alle loro azioni, che hanno reso il mondo un posto migliore.

La musica diventa così uno strumento per abbattere barriere e portare a riflettere sui diritti umani ancora violati ai nostri giorni.

3 Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?

– Sì, l’immagine che fa da copertina al disco è l’Africa dipinta con tre colori: il rosso, che rappresenta il sangue degli afroamericani e la sottomissione che hanno dovuto subire nel corso dei secoli, il nero, il colore della pelle, e il verde, la flora e la ricchezza dell’Africa.

4 Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

– Ho iniziato suonando nelle cantine negli anni ’70, per approfondire la musica ho iniziato a studiarla, mi sono diplomato al conservatorio di Verona F. Dall’Abaco. Durante lo studio, avevo già questo amore per il blues, ma per una ricerca personale ho voluto approfondire lo studio dell’armonia e della forma. Ho sempre avuto una visione a 360° di tutto il mondo musicale fino a sfociare nella tradizione jazz. Ho partecipato a varie formazioni, a vari progetti, prima nel mondo amatoriale e poi nel mondo professionistico.  Mi sono dedicato anche all’insegnamento del pianoforte, dell’armonia e della storia della musica.

5 Quali sono le tue influenze artistiche?

– Sono tanti i musicisti a cui mi ispiro, ma quelli che mi hanno influenzato maggiormente e a cui ho dedicato anche dei brani sono Thelonius Monk, Duke Ellington, Bud Powell.

6 Quali sono le tue collaborazioni musicali?
Ho suonato con moltissimi musicisti a livello nazionale e internazionale, prima col blues e poi col jazz.

7 E le collaborazioni con Synpress44 e Comar23 Edizioni Musicali nel lavoro in promozione?

– Navigando in rete, avevo visto che c’era un mio disco “Minor Time”, registrato nel 2014, che era stato recensito dalla Comar 23 su Italia in Jazz. Ho contattato la casa discografica e, parlando, è venuto fuori che stavo registrando un nuovo album. Così è nata la nostra collaborazione.

Di Francesca di Synpress44, ho visto la qualità del lavoro e dei progetti seguiti, sia come ufficio stampa che come fotografa.

8 Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?


  • Quelli comuni a tutti gli artisti: l’importante è che giri la musica e il pensiero.

9 Parliamo delle tue pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?

– Sono sempre stato contrario ai concorsi. Mi sono sempre rifiutato di farli perchè la musica non è una competizione. Invece ho fatto un sacco di live, ne ricordo uno con piacere. Eravamo al Festival Jazz Au Sommet a Saint Genest Malifaux, in Francia dove ho presentato ” No Prohibition Unit”

10 Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?


– Il jazz italiano ha poco spazio e fa fatica ad arrivare il grande pubblico. Andrebbe sostenuto di più!

11 Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

-“Wilma Rudolph” o “Rosa Parks”!


12 Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

– Come tutti, vivo i disagi che questa situazione comporta, ma credo che nei momenti di difficoltà l’artista non deve fermarsi.


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