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Il bello di poter disporre di uno spazio dove raccontare e palare di musica, è quello di ricevere nuovi stimoli e mettersi alla prova con materiale che altrimenti sarebbe stato difficile scoprire.

Ciascun musicista, e artista in genere, che abbia le mani fresche o logore dal tempo, è pronto a offrirti i propri frutti, quelli ottenuti -senza mai stancarci di dirlo e dimenticarlo- rappresenta apice di anni di studio, di esperienze, di talento, al pari di tutte le professioni già riconosciute come tali.

Al giorno d’oggi fare rete aiuta le professioni e la musica a trovare nuovi stimoli e nuove collaborazioni, grazie alla rete internet ormai diventata requisito fondamentale e scontato di tale processo. Ma come tutte le cose dell’umana razza, ci sono delle insidie e l’assuefazione che rischiano di rovinare tutto. In aiuto c’è l’arte e artisti come Aldo Bagnoni ci ricordano l’importanza delle connessioni. Dotato di grande sensibilità, batterista di grande tecnica, amante e proficuo creatore di opere che vanno dalla poesia alla narrativa, valorizzate dal ritmo musicale che lo contraddistingue, il Bagnoni ci offre un album (edito a maggio 2020 da AlfaMusic) di grande spessore, di grande significato.

Il suo monito è quello di riapproriarci del bello -e del giusto- dell’essere connessi: dalle passioni, dal sostegno, dagli obiettivi, dal fatto che tutti abbiamo un percorso che può intrecciarsi con quello di un nostro simile. Per questa ragione sarebbe opportuno ritenere marcatamente filosofica l’opera musicale di cui parliamo, più di quanto già si possa fare in genere.

Il batterista, dalle doti riconosciute a livello nazionale e oltre, impegnato sia sui migliori palchi che nella didattica, è affiancato da altrettanto eccellenti artisti, che oltre alla grande sensibilità e preparazione, condividono i natali. Dalla splendida Puglia al mondo, grazie al prodigio delle connessioni: “The Connection” è un titolo talmente azzeccato, che meriterebbe pagine e pagine di approfondimento fra il suo senso tout-court e quello che è presente nel disco del Bagnoni.

Lavoro composto da 10 tracce, nove delle quali firmate dallo stesso Bagnoni, ad eccezione di un riarrangiamento di un brano tradizionale lucano, vede la presenza del polistrumentista Emanuele Coluccia, il contrabbassista Giampaolo Laurentaci e il tastierista Mauro Tre (poi sostituito da Angelo Mastronardi).

The Connection si avvicina al nostro orecchio con una track d’apertura chiamata “Clarabella“, di cui il lavoro presenta anche una seconda versione con voce narrante del batterista. A metà fra il jazz e world music, con un tema estremamente cantabile ed evocativo, il brano brilla per freschezza e il suo carico narrativo, con un sviluppo estremamente godibile. Ci colpisce poi col sound elettrico e la stesura moderna, il seguente “Cappello eolico“. Dal tema misterioso e penetrante, il frenetico ritmo di batteria offre una grande spinta al brano che diventa una tela perfetta per le improvvisazioni degli eccellenti musicisti coinvolti. The Connection è anche un album con evocazioni ed evoluzioni emotive dall’indubbio pathos. “This is my place” rappresenta tutto ciò, dove modernità e sound ci portano verso un lirismo enfatizzato dal mistico quanto emozionale assolo di sax tenore del Coluccia.

Brano uroborico “Eternal returns“, quasi esoterico, che offre un carattere misterioso, che spicca su tutti gli altri brani. Bagnoni esprime una dote compositiva che riesce a emozionare con un gradiente molto ampio di suoni. Brano sperimentale e interessante, risulta molto interessante: offre nuovi particolari ogni volta che lo si riascolta.

Tributo alla musica popolare lucana, riarrangiato in chiave estremamente moderna è il brano “Limpopo’s just arrived“, unico brano non originale del disco, dove un ritmo frenetico e un sound moderno offrono uno spessore diverso al brano. Molto interessante è la citazione armonica della prima parte del brano che ricorda “So what“, nonchè la dedica del brano alla Basiliacata e a Bruno Tommaso, da parte del Bagnogni.

The Connection” in questo periodo storico e più in particolare nell’era del COVID-19, rappresenta una pietra miliare e un riappropriarsi dell’intreccio musicale ed emozionale che a volte la fredda tecnologia e i personalismi rischiano di rovinare. La connessione musicale fra i 4 eccellenti musicisti, il loro lavoro corale e di improvvisazione è la ciliegina sulla torta di un lavoro discografico di grande pregio, cui sarebbe bello poterne gustare un seguito al più presto, magari sotto forma lirica o narrativa che pregustiamo nel finale del disco, dalla grande e ispirata penna del Bagnoni.

 


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