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Uscito a Marzo 2020 “Calandra” nuovo album degli Amanita trioManitù records-, torna a farci assaporare i prodigi compositivi di Raul Gagliardi e dell’inconfondibile sound di gruppo del trio, dopo “Gente a sud” (2011).

Il titolo dell’album, “Calandra” per l’appunto, è un termine dialettale calabrese che indica quel momento delle calde giornate estive al sud in cui l’unica cosa da fare è rinchiudersi in casa per avere un po’ di refrigerio. Tutto questo ci fa presagire il calore avvolgente che riesce a trasmettere il lavoro discografico, impreziosito inoltre da una traccia extra. Ai 7 brani composti dal chitarrista Gagliardi, troviamo “Message in a bottle” dei Police, sottolineando l’ampiezza degli ascolti e dei riferimenti del compositore, capace di spaziare in tanti generi e attingere con gusto a mondi diversi tra loro. Gli Amanita trio, lo ricordiamo, è composto da Raul Gagliardi alla chitarra, Carlo Cimino contrabbasso, basso elettrico e tastiere, Maurizio Mirabelli alla batteria.

L’album si presenta all’ascolto con “Wriland“, brano dal titolo originalissimo e, forse, onomatopeico. Un ritmo complesso, su cui si dipana un’altrettanta articolata melodia, è sorretto dalla sezione ritmica che con incedere sicuro e robusto, permette al chitarrista di partire con il primo momento improvvisativo. Si apprezza un’evoluzione fra tema e solo di dinamiche a corposità differenti, comprendendo che il lavoro del sound di gruppo è stato, in questo brano e negli altri, di finezza e meticolosità. Di fatti Gagliardi esegue il proprio eloquio in un’atmosfera controllata ma rarefatta, ordita appositamente per creare varietà e crescita tanto all’improvvisazione quanto al brano nel complesso.

Jumper” segue nella tracklist e con fare ipnotico ci trascina nuovamente nello stile compositivo di Gagliardi che, con gusto, espone tema e accompagnamento accarezzando le note, creando incastri ritmici col resto del gruppo di grande spinta per il brano. Azzeccata la scelta del basso elettrico di Cimino che, in questo caso ancor più della batteria, offre un sostegno importantissimo alla prima parte del brano. Dopo il tema la composizione cambia faccia: lo swing fa da padrone e qui si invertono i ruoli, in cui la batteria aprendosi al ritmo e agli abbellimenti lavora con grande stile in interplay col solo di chitarra.

La maestosità del contrabbasso ci introduce a “Calandra“, che col suo corpo e ampiezza vuole emulare il caldo afoso cui il titolo della composizione fa riferimento. Introduzione ponderata e allo stesso tempo mistica, offre un bel lancio per il tema. Esposizione delegata a tutto il gruppo in cui gli incastri e i chiaroscuro fra i componenti degli Amanita offrono maggiore spessore all’estro improvvisativo di Gagliardi. Dopo l’esposizione tematica, uno stop precede e sorprende per la ripresa del solo di chitarra che con un sound arricchito di effetti e accompagnato con uno stile incalzante, spezza il discorso musicale con una interessantissima digressione.

Segue quindi “Windrush” -un nome o un luogo di fantasia? Così come onomatopee, sinestesie, similitudine fanno del resto parte del ricco estro di Gagliardi-. Brano intenso e ritmato, dove apprezziamo un sound moderno. Molto interessante e ben riuscito è l’unisono basso elettrico e chitarra che precede l’improvvisazione del primo. Un eloquio cantabile e melodico di grande gusto!

Tributo ai Police, alla maniera degli Amanita però. “Message in a bottle” è reinterpretata con un’intro di batteria dal sapore tribale, che trasporta tutto il brano in un sound latin, con Gagliardi che esegue melodia e armonia. Inserita una simpatica citazione di Seven nation army nel tema, l’esposizione prosegue con momenti di respiro e preparazione, accuratamente sostenuti dalla ritmica. Si passa perciò allo swing, in cui Gagliardi esegue linee melodiche e cantabili, conferendo morbidezza al solo, mentre Cimino e Mirabelli incalzano di intensità a piccole e giuste dosi.

Da sinistra: Raul Gagliardi, Maurizio Mirabelli, Carlo Cimino. Ph credits: Carmine Maradei

Arriva perciò “Metrò“, introdotto dalle spazzole di Mirabelli e da un suono continuo in background. Tema sviluppato dapprima alla sola chitarra poi dal gruppo, con un’esposizione del brano lineare e pulita, che ci permette di godere appieno della bella melodia. Dopo lo sviluppo iniziale, troviamo con un sound moderno e ricco il solo di chitarra, che precede poi un momento brillante e scoppiettante per la batteria. Mirabelli dispiega il suo estro in un solo non invasivo ma di grande gusto!

E a proposito di gusto, eccoci di fronte a “Guacamole“, brano dalle connotazioni moderne ed esotiche, si sviluppa con un tema cantabile dalle note incalzanti e rapide. Gagliardi qui dà prova di districarsi in una materia compositiva ricca di sfaccettature, così come il suo assolo si sviluppa in numerosi cambi ritmico/melodici emergendo in ricchezza e complessità.

Questo bel disco, bello non solo nella musica ma anche nella grafica e nel packaging, si conclude con “Vecchi tempi“, che già dal titolo ci offre connotazioni nostalgiche. Saranno quelli del primo disco o del primo concerto in cui gli Amanita ci hanno colpito col loro sound? Chissà, ma il senso nostalgico di Gagliardi non è quello melense e anche un po’ scontato cui siamo abituati: una nuova chiave di lettura ci viene offerta, a ricordarci che il tempo “vecchio” non è solo un voler tornare ai tempi passati, sempre considerati migliori di quelli attuali, ma anche della fortuna di averli vissuti. Quindi ricordi, misteri, pensieri e una scia di sensazioni vivide, sono tutti dettagli del medesimo brano che, con un suono di archi e uno sfumato, se ne va, lasciandoci ancora tutta la voglia di ascoltare.

Calandra – Amanita trio, buon ascolto!

 


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