Condividi

Oggi voglio parlarvi di un giovanissimo musicista, che ho scoperto sfogliando le pagine dei social networks. Si chiama Giuseppe Cistola e mi ha colpito con le sue doti tecniche e musicali, sopratutto quando ho visto che pubblicava su instagram trascrizioni di assoli di Michael Brecker. Per queste ragioni ho deciso di contattarlo e conoscere meglio il suo talento. Non vi parlo solo di un ottimo chitarrista e musicista, ma anche di una persona altrettanto pregevole!

Nella foto, quasi come volendosi inchinare, sembra farci presagire che con spiccato senso del sacrificio e della devozione, raggiungerà tanti rinomati traguardi artistici, oltre la sfilza che già ha raccolto negli anni addietro: borsista Arcevia Jazz, secondo posto a Bottega Jazz Contest col cui premio registra la sua prima demo, tour del 2017 in Argentina, Umbria Jazz winter 2019 concerto dei migliori allievi, per citarne alcuni.

E’ perciò con grande piacere che voglio presentarvi “Por la calle Argentina” l’esordio discografico del Giuseppe Cistola Quintet, pubblicato da Emme Record Label a febbraio 2020.

Nella tracklist troviamo ben 10 tracce originali, composte da Giuseppe Cistola, nel quale offrono la loro arte altrettanto ottimi musicisti: Marco Postacchini sax tenore e soprano, Simone Maggio pianoforte, Lorenzo Scipioni contrabbasso e Michele Sperandio batteria.

  1. 5-3
  2. Awareness of the Moment
  3. L.A.M.
  4. Out of Rules
  5. Amaneciendo
  6. Paseo Nocturno
  7. Escape
  8. Por la Calle Argentina
  9. Rubik
  10. Sunday’s Blues

Il brano di apertura 5-3, ci offre un’introduzione di chitarra, con un leggero background continuo, per poi esplodere con tutto il gruppo in un sound moderno e fresco. La melodia è allo stesso tempo cantabile ma moderna, durante i soli si riesce a percepire l’energia del gruppo e lo sviluppo offre dei bei momenti di crescendo. Partendo dal pianoforte di Simone Maggio, che mi ricorda qualcosa a metà fra Herbie Hancok e Keith Jarrett, una costruzione moderna e molto ricca sia melodicamente che ritmicamente, lascia poi spazio alla chitarra del leader che con un suono corposo e sporco al punto giusto, esegue un grande solo!

Awareness of the Moment è anch’essa introdotta da Giuseppe Cistola, che offre un sound e un gusto diversi rispetto alla traccia d’apertura. Un ballad stavolta, in cui spicca l’assolo del contrabbasso. Le note di Lorenzo Scipioni, melodiche e sul registro alto, si introducono e innestano nell’orecchio dell’ascoltatore con una grande cantabilità per poi liberarsi in evoluzioni più complesse, ma lasciando ogni tanto un tocco di melodia. Un brano per lui, non tutti lo fanno -anzi pochissimi- e il tributo solistico che Cistola ha voluto riservare a Scipioni è stato speso con ottimi risultati.

L.A.M. un brano avvincente con una bella melodia e un bellissimo ritmo di 6/8, in cui la melodia lascia subito spazio al solo magistrale del sassofono di Marco Postacchini, che finora ha lasciato spazio agli altri musicisti. Segue poi Cistola che con evoluzioni di scale e sonorità diminuite lascia prepara il campo a un ostinato su cui sentiamo un gustoso assolo di batteria.

Out of rules: apertura pianoforte e chitarra, in un gioco melodico in cui le due linee vanno per moto contrario, oltre che distrarsi dalla loro funzione armonica, inserendo cioè accordi a quanto eseguito, apre la strada a un brano di estrazione moderna come i precedenti. Assolo di chitarra, coi fuochi d’artificio, sonorità e melodie che evolvono in complessità e ricchezza, supportato magistralmente dalla sezione ritmica. Tocca poi al soprano di Postacchini raccogliere il testimone nell’arduo compito, sapientemente portato a termine con evoluzioni melodiche interessanti e sagge, che confluiscono a volte in melodie a volte in fraseggi out (of the rules).

Amaneciendo ragazzi questo è Pat Metheny! Ah no… è il Cistola. Non vi dico niente, ascoltate questo brano e mi direte voi cosa ne pensate.

Copertina del disco e opera del pittore Fran Sosa che lo ha realizzato appositamente per l’album di Cistola

Paseo Nocturno, è il brano seguente che offre un’atmosfera intima e malinconica, con l’apertura di contrabbasso che esegue una melodia con l’arco (tecnica francese?). Il soprano esegue perciò la melodia in un brano latin, nostalgico e intimo anch’esso, dove le note di Cistola sono i primi chiarori di stelle di questa atmosfera crepuscolare. I soli si aprono e sovrappongono con dolcezza, nell’ordine eseguiti dal pianoforte, poi dalla chitarra, poi ripresa dal contrabbasso e dal soprano nella chiusura.

Escape: una rincorsa di strumenti per un ritmo incalzante con una melodia minimale, moderna e movimentata. Che bel lancio del sax di Postacchini, che finalmente riascoltiamo, nelle sue quantitativamente minori ma qualitativamente eccellenti, esecuzioni di soli. Poi Cistola, che gioca melodicamente per poi affondare in una musicalità distinta da rarefazione e voli melodico/ritmici intrisi di semitoni e dissonanze. Un intermezzo di contrabbasso, è solo una (bella) miccia musicale che poi si esaurisce con l’esplosione tematica di chiusura.

E’ ora il momento di Por la calle Argentina, brano che dà il titolo al lavoro discografico del chitarrista. Le note, gli accordi della chitarra, la delicata stesura della (magistrale) sezione ritmica, ci offre una melodia molto delicata ripresa poi dal sax soprano. Qualcosa di un po’ meno moderno, sonorità più confortanti che però non indicano banalità, ma uno sviluppo estremamente evocativo. Assolo di contrabbasso, di gusto e melodia, con linee che offrono un lancio perfetto per la chitarra di Cistola, il quale segue con altrettante linee il solo carico di melodia e col giusto respiro.

Rubik brano dal sound moderno e curioso, con una melodia eseguita all’unisono di chitarra e sax soprano. Lo sviluppo solistico è iniziato dal soprano, che fra gli stacchi della sezione ritmica offre spunti di raddoppio presagendo un crescendo pieno di ritmo e interplay. E’ poi il momento del pianoforte, che invece abbraccia il proprio sviluppo con sonorità più ricche e un approccio più “scalare”, che mi ricorda la buonanima di Esbjorn Svensson. Lo sviluppo pianistico si infrange fra i flutti ritmico/melodici del gruppo che così facendo introducono la chiusura, verso il tema finale.

Non poteva mancare un cenno più marcato alla tradizione, con il brano di chiusura Sunday’s Blues, dove la struttura del blues è portata all’estremo da una melodia in stile fra Thelonious Monk e Ornette Coleman. Il tema lascia però poi spazio a uno sviluppo di sonorità ampie e modali, dove il sax tenore di Postacchini può librare con senso di libertà e sostegno armonico.

Vorrei concludere con una riflessione sul batterista Michele Sperandio: ho ascoltato un tocco misurato, giusto, l’equilibrio non è cosa da poco. Un lavoro fatto di dinamica, discrezione, compiutezza ritmica e sostegno al gruppo e alla (buona) musica. Un accompagnamento che c’è, ma che non lo percepisci, perchè ci sono musicisti -rari- che sono in grado di offrire un suono talmente naturale da sembrare nascosto. Un po’ come l’acqua apparentemente priva di corpo, struttura e colore, invece essenziale alla vita, che scorre silente e svolge il suo insostituibile lavoro senza urlarlo.

Buona ascolto!


Condividi