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“The Flowing”, un flusso inarrestabile di musica jazz di alto livello. Francesco Scaramuzzino abile poeta calabrese del pianoforte, mi ha incantato con questo suo, ennesimo, lavoro discografico dove emergono sonorità d’oltreoceano. Il bellissimo lavoro vede il leader Francesco Scaramuzzino al pianoforte, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria – entrambi classe 1988 ma che dimostrano un gusto e un’abilità degna di capelli bianchi!-. Ad opera de “SGP Sergio Gimigliano Production”, 2018, ci arriva questo lavoro di jazz originale e scoppiettante, attraverso ben 10 brani:

  1. Invenzione su invenzione
  2. All You Images
  3. The Flowing
  4. Behind You
  5. Conversation with My ES
  6. I nottambuli
  7. Frasca Tune
  8. Mani d’acqua
  9. A nascondino
  10. Un posto silenzioso

L’ascoltatore è colpito, a metà fra il jazz e la musica classica, su questa “Invenzione su invenzione“. Composizione dal carattere rapido e d’impatto. Una rincorsa fra scoiattoli, a volte frenetica a volte distesa, quella di note e ritmi intrecciati e vorticosi, che si liberano in un assolo di bella intensità, ricco di interplay e comunicatività.

All you images” è un brano disteso, ampio e arioso. Dopo averci colpito con controllata irruenza, il pianoforte ci offre una ballata waltzerina di memoria Evansiana. Le spazzole di Guerra accarezzano le note saltellanti di Evangelista, a rendere giusta cornice al dipinto che Scaramuzzino improvvisa sui tasti neri e bianchi, gradualmente passando dal tema al solo. La palla, passata a Evangelista, rotola sulle note improvvisate del contrabbasso. Un suono che, come volume, ho dovuto un po’ cercare -forse non ho cuffie buone!- ma che mi ha dato un momento di profondità e di grande gusto nella sua costruzione progressiva e non banale. Bello anche in questo caso l’interplay e le intuizione melodiche, che fra pizzicato e legato, mi hanno dato l’idea di uno strumento i cui pregiati legni offrono pulizia e chiarezza su tutto il manico, oltre alla precisione con cui viene suonato. Rinfrescante il finale dell’assolo: il jazz è anche la bella e spontanea intesa ritmica che apprezziamo in chiusura!

Arriva poi … “The Flowing“, brano che dà il nome anche al disco. E si viene investiti da un brano molto ritmico, con note dure, concrete e sincere. Un ritmo incalzante, come nel primo caso e in stile scaramuzziniano, che attinge a esperienze classiche. Invitante lo sviluppo del tema che passa da unisoni mano-sinistra contrabbasso a cambi di tempo, a tratti sento passaggi quasi free. Cari miei, è il flusso che vi travolge, questo fiume composto, anzi, scomposto per voi che coi suoi ghirigori, turbinii e correnti, picchia in testa come un whiskey bevuto a fondino!

Behind you“, è un altro tributo alla melodia e al lirismo, che ci offre il trio, dopo averci sconvolto. Un brano che con qualche spigolatura, mi evoca un rapporto umano, forse d’amore, d’affetto. La profondità del contrabbasso apre i giochi solistici, con belle linee melodiche e spesso cantabili, per poi introdurci un fraseggio moderno meno cantabile ma molto avvincente e interessante -in alcune note “quartali” mi ricorda Witch hunt di Speak no evil-. Prosegue poi Scaramuzzino, che col suo grande lirismo chiude poi col tema.

Conversation with My ES” è un pezzo giocoso, alle mie orecchie suona come uno sfottò contrappuntistico di Monk-iana memoria. Anche la strutturazione del brano, che si apre con un bel momento di batteria, per poi riprendere il tema e aprirsi allo sviluppo vero e proprio.

Proseguiamo con “I nottambuli“… chi suona, come i protagonisti di questo bellissimo lavoro, sa che la notte porta consiglio, ma anche km, riflessioni, paure e pericoli. Un brano che si apre col pianoforte che ci accompagna su una melodia “larga” e melodica, proprio da sottofondo mentre verso le 3-4 di mattino ritorni dall’enesima gig e sei in macchina da solo coi tuoi pensieri. In questo soliloquio si insinuano le note de “I nottambuli”, del trio che si contrae e si dilata, e vi rapisce.

Frasca Tune” è una rivisitazione modernissima di un blues, anche qui sento una vena cubistica in stile Monk. Coraggioso affronto al 12-bars, con la voglia di svecchiare nella struttura, nel ritmo e nella linea improvvisativa. Molto interessante questo tentativo, eseguito magistralmente, con strati e substrati melodici, intrecci fra sezione ritmica e pianoforte. La mano destra di Scaramuzzino qui sfodera alcuni voli di note, da vero newyorkese… anzi newyork-alabrese!

Gocce di ride, cadono sul prossimo brano… “Mani d’acqua“. Il flusso, che prima ci ha investito con la sua irruenza, ora è dapprima un fitta pioggia, poi un temporale controllato. Sgorgano le note e il ritmo su questo brano, che come “The Flowing” ci da un senso di movimento che a volte ci accarezza, altre volte ci pizzica. Molto bella l’armonia, su cui ascoltiamo nuovamente Evangelista. Questo è il solo che preferisco del contrabbasso. Dovete ascoltarlo voi, non posso rovinarvi la sorpresa.

A nascondino“, brano in tempo dispari molto itneressante. Le sue connotazioni moderne e dissonanti si sviluppano su una stesura che è fluida, meno criptica e più fruibile rispetto alle prove che il trio ci ha somministrato nei brani precedenti. Prove alle quali sono stato felice di sottopormi, dove la ricompensa è poter fruire del talento dei tre!
E sono felice di attendere, dopo il bel solo di Scaramuzzino, l’arrivo dell’assolo di batteria. Sento un approccio molto gustoso e ricco, un piatto che è curato nei minimi dettagli, materia prima eccellente e tecnica non sono svilite da una goliardica e grossolana quantità e corsa all’eccesso. Con questa metafora culinaria voglio dire che si sente l’America anche in questo solo di Guerra, specialmente mi ricorda un approccio alla Mark Guiliana, senza troppi mezzi termini e invidiando tanto il talento del batterista. Bello sviluppo e bella comunicazione col bassista, quest’ultimo al servizio del collega. Il brano si conclude con uno sfumato, che ci sta tutto, a rilassare l’orecchio ancora affranto dal talento esplosivo appena espresso!

L’opera si chiude con “Un posto silenzioso“. Un brano per me molto criptico. Devo ammettere, quello che ho capito meno dell’intero disco, nonostante si riconosca la penna del pianista e lo stile del trio. Magari vi andrà di dirmi che ne pensate?

Buon ascolto!

 


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